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Pillole di
Salute

Il Blog sulla Nutrizione

La Dieta Iperproteica

Il punto tra suggestioni e realtà

Postato da Dr. Luca Rolla 16 Febbraio 2023


Diversi studi dimostrano sostanzialmente una superiorità, nel breve termine, della dieta iperproteica ipoglucidica rispetto alla dieta normoproteica a più elevato contenuto di CHO, in termini di miglioramento di composizione corporea (perdita considerevole e rapida di peso) 20, compenso glicometabolico, miglioramento dell’insulinoresistenza, aumentata utilizzazione periferica del glucosio e degli acidi grassi a scopo energetico 21, miglioramento del profilo lipidico 22 e diminuzione del rischio cardiovascolare complessivo, attraverso il decremento della colesterolemia totale, con mantenimento, quando non addirittura potenziamento, dei livelli di HDL, assieme ad una comprovata marcata diminuzione della trigliceridemia e dell’uricemia (nella fattispecie in regimi dietetici costituiti prevalentemente da proteine di origine vegetale). 23 Tali risultati, del cui mantenimento non vi sono prove nel lungo termine, piuttosto che all’incremento della quota proteica appaiono verosimilmente maggiormente correlati al contenimento della quota glucidica e calorica, in studi su popolazioni di soggetti con eccesso ponderale (e conseguenti disordini del metabolismo degli zuccheri e resistenza insulinica obesità-relata). 20, 21, 24

La supplementazione proteica è risultata efficace nel potenziamento della massa magra muscolare, unitamente a soddisfacente perdita di grasso viscerale, in soggetti con un buon livello di attività fisica abituale, mentre tali risultati non sono stati rilevati in soggetti sedentari ipocinetici (adulti e anziani). 1, 2, 3, 25 Peraltro in regimi alimentari a ridotto contenuto di CHO, ma normoproteici, la stimolazione adrenergica indotta da bassi livelli di glicemia plasmatica potrebbe essere riconosciuta come fattore protettivo della massa muscolare. 10, 26

La sarcopenia nell’anziano è definita dall’European Working Group on Sarcopenia in Older People come sindrome clinica caratterizzata da progressiva perdita di massa muscolare scheletrica e di funzionalità muscolare, associata ad elevato rischio di eventi avversi come disabilità fisica, peggioramento della qualità di vita fino alla morte, comprendendo anche il concetto di “obesità sarcopenica” 5, 14, 15, 16, ovvero incremento della massa grassa viscerale e di quella infiltrante il muscolo, con concomitanti perdita di massa magra ed osteopenia/osteoporosi 4, 27. Per la sua prevenzione è stata proposta una implementazione proteica in soggetti anziani che mostrino perdita involontaria di peso, affaticamento eccessivo, ridotta attività fisica, riduzione della velocità di cammino e riduzione della forza muscolare della mano. 28, 29, 30 Principale fattore causale di “fragilità” dell’anziano sarebbe proprio la sarcopenia e in termini di efficace prevenzione o trattamento post “infortunio” (tipicamente riabilitazione post-frattura di femore) il soggetto trarrebbe giovamento da una dieta potenziata in proteine e aminoacidi (specialmente aminoacidi ramificati, che vengono metabolizzati a livello muscolare, nervoso centrale e adiposo, senza coinvolgimento epatico), unitamente alla ripresa/mantenimento di un buon livello di attività fisica. 10 Importante, infine, considerare sempre la qualità proteica, allo scopo di non compromettere la funzione renale (talora già più “precaria” nel paziente anziano), tenendo conto che più le proteine assunte sono di alto valore biologico e dunque con un contenuto maggiore di aminoacidi essenziali, minore sarà 1 il carico di azoto per l’organismo: i soggetti anziani dovrebbero assumere 1-1,2g/kg di peso corporeo di proteine di alto valore biologico (proteine del siero del latte e/o integratori a base di aminoacidi essenziali), di cui 19mg/kg di isoleucina e 42mg/ kg di leucina e 24 mg/kg di valina, associando regolare attività fisica di resistenza a bassa intensità e supplementazione adeguata di vitamina D. 4, 17, 31

Ulteriore precisazione merita, infine, la condizione di “obesità sarcopenica”: si tratta di una sindrome più frequentemente presente nella popolazione anziana, associata ad aumentato rischio di disabilità, morbilità e mortalità e viene definita come una condizione clinico-funzionale in cui si verifica un eccesso di massa grassa e un deficit di massa muscolare a livello della composizione corporea dell’individuo. Attualmente non esiste una definizione univoca di tale patologia in termini di criteri diagnostici e cut-off. L’obesità sarcopenica dell’età geriatrica va distinta dalla cachessia o musclewasting, termini con cui si fa riferimento al depauperamento della massa magra non legato all’età, ma ad altre condizioni patologiche. I soggetti che non svolgono attività fisica e si sottopongono a diete dimagranti molto spesso corrono il rischio di perdere anche parte della massa magra: si stima che perdite di massa magra, nel contesto del calo ponderale complessivo, pari o superiori a ¼ della massa magra per unità di peso originaria determinino un rischio elevatissimo di sviluppare sarcopenia; inoltre è noto come la perdita di massa muscolare si traduca in uno svantaggio netto in termini di metabolismo. Al momento, nessun intervento dietetico specifico è stato testato per il trattamento dell’obesità sarcopenica, ma si è osservato che strategie che ottimizzano l’anabolismo proteico durante la perdita di peso, come l’assunzione di proteine prima dell’esercizio fisico (più ancora di un’assunzione distribuita lungo tutto l’arco della giornata), possa prevenire la sarcopenia indotta dalla perdita di peso. Inoltre, la fonte di proteine, i tempi di assunzione e specifici aminoacidi possono avere un ruolo importante per favorire un aumento della massa e della forza muscolare. L’esercizio fisico può influire sull’equilibrio ormonale, indurre la sintesi mitocondriale, modulare la funzione immunologica e migliorare la capacità ossidativa muscolare. L’aumento della sintesi proteica indotto dall’esercizio fisico sensibilizza il muscolo all’azione dell’insulina, promuovendone l’anabolismo. È stato osservato che l’esercizio aerobico, l’allenamento di resistenza e la loro combinazione riducono i biomarcatori infiammatori circolanti (tra cui IL-6, proteina C-reattiva e TNF) e determinano un aumento della sintesi proteica muscolare negli anziani, nonostante la riduzione degli stimoli anabolici legata all’età. Per questo, in un protocollo per l’ottenimento del calo ponderale, specialmente nelle fasce di popolazione anziana, è necessario raccomandare lo svolgimento di un minimo esercizio fisico quotidiano, sia di tipo aerobico che di tipo anaerobico (di resistenza), unitamente a intake proteici non inferiori a 1-1,2g/kg/die: è stato, infatti, stimato che 25-30g di amminoacidi/die, di cui 2.5-2.8g siano rappresentati dalla leucina, possano preservare la massa magra muscolare e dunque prevenire la fragilità, durante il calo di peso. Certamente sono ancora necessarie altre ricerche per stabilire con precisione il ruolo di diversi aspetti nell’obesità sarcopenica: la combinazione dei macronutrienti all’interno di una dieta, il tipo di proteine da somministrare (siero di latte, caseina), i tempi di assunzione in relazione all’esercizio fisico, la composizione specifica di aminoacidi essenziali (ruolo di leucina o creatina) e l’eventuale integrazione di vitamina D e calcio. 5, 10, 14, 15, 16, 17


Bibliografia